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La Notte dei Lettori

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Aggiornato il 23 Ottobre 2025

Cosa Fare se l’Oleandro ha le Foglie Gialle

L’oleandro (Nerium oleander) è uno dei grandi classici dei giardini mediterranei: tollera vento, salsedine, caldo intenso e suoli poveri, fiorisce a lungo e chiede poca manutenzione rispetto ad altre specie ornamentali. Proprio per questa fama di “pianta di ferro”, quando le foglie cominciano a ingiallire molti si allarmano o, al contrario, trascurano il segnale pensando che sia normale. In realtà il giallo è un linguaggio preciso con cui l’oleandro racconta che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. A volte è un fenomeno fisiologico legato all’età delle foglie o all’arrivo dell’inverno, più spesso è il risultato di squilibri idrici, carenze nutrizionali, problemi di pH e drenaggio, presenza di parassiti o patogeni, stress da freddo o da trapianto. Comprendere l’origine del problema è il primo passo per un intervento efficace, perché rimedi generici o affrettati rischiano di peggiorare la situazione. Questa guida offre un percorso pratico, dalla diagnosi alle soluzioni, per riportare l’oleandro a un verde sano e a fioriture generose.

Indice

  • Cosa dice la pianta
  • Esposizione e microclima: luce, vento e ombra
  • Acqua e drenaggio: il confine tra sete e asfissia
  • Substrato e pH: la clorosi ferrica e l’acqua dura
  • Nutrizione mirata: azoto, potassio, magnesio e microelementi
  • Parassiti e problemi – Riconoscerli e intervenire
  • Oleandro in vaso: criticità specifiche e soluzioni
  • Freddo, trapianto e altri stress fisiologici
  • Potatura e igiene: alleati di un verde più sano
  • Piano di intervento integrato: dall’osservazione alla cura
  • Prevenzione a lungo termine e calendario di cura
  • Conclusioni

Cosa dice la pianta

Non tutti i gialli sono uguali. Se a ingiallire sono soprattutto le foglie più vecchie, partendo dalla base e procedendo verso l’esterno, spesso è un ricambio fisiologico: l’oleandro, soprattutto a fine inverno o dopo periodi lunghi di siccità, abbandona le foglie più datate per risparmiare risorse. In questo caso l’ingiallimento è uniforme, senza macchie specifiche, e non coinvolge le foglie giovani apicali. Quando il giallo compare invece sulle foglie nuove, con le nervature che rimangono sorprendentemente verdi e la lamina che scolora, si parla di clorosi ferrica, tipica dei suoli calcarei o di annaffiature con acqua molto dura. Se il giallo è accompagnato da seccumi marginali e arricciamenti, lo stress idrico o salino è un sospetto concreto. Macchie irregolari giallo-brunastre, magari con aree più scure al centro, fanno pensare a patogeni o bruciature da fitotossicità. Infine, quando il giallo interessa interi rami, insieme a disseccamenti e mancata fioritura, la causa può essere più seria e coinvolgere radici e vasi conduttori.

Esposizione e microclima: luce, vento e ombra

L’oleandro ama il sole pieno. In posizioni troppo ombreggiate le foglie tendono a perde tono e, nel tentativo di aumentare la superficie fotosintetica, la pianta allunga i germogli con internodi più lunghi e fogliame pallido. Uno spostamento in un luogo più luminoso o la rimozione di ombreggiamenti eccessivi spesso restituiscono vigore e colore. Anche il vento gioca un ruolo: secco e costante, soprattutto nelle zone urbane estive, può aumentare la traspirazione e causare disidratazioni con ingiallimenti marginali. Al contrario, posizioni troppo chiuse e stagnanti favoriscono funghi e cocciniglie, con conseguenti macchie e clorosi secondarie. Individuare un equilibrio tra aria e sole è una scelta culturale che riduce molti problemi a monte.

Acqua e drenaggio: il confine tra sete e asfissia

Lo squilibrio idrico è la causa più frequente di foglie gialle. In piena terra, un oleandro ben attecchito necessita di poche irrigazioni, ma lunghi periodi di siccità durante la fioritura possono tradursi in foglie molli, opache e ingiallite, seguite da caduta anticipata e fioritura povera. In vaso, invece, il volume di substrato limitato si asciuga rapidamente e impone annaffiature più regolari, soprattutto d’estate. La regola pratica è bagnare a fondo quando i primi centimetri del terriccio sono asciutti, evitando però il ristagno nel sottovaso. L’acqua in eccesso è pericolosa quanto la sete: la permanenza prolungata di radici in ambiente saturo di acqua sottrae ossigeno, favorisce marciumi da Phytophthora e Pythium e provoca una clorosi diffusa con foglie che ingialliscono e cadono senza irrigidimenti. Su questa base va impostato anche il drenaggio: in vaso scegli contenitori con fori generosi e un substrato arioso a base di terriccio per mediterranee, pomice o lapillo e una piccola quota di sabbia grossolana; in piena terra, in presenza di suoli argillosi compatti, valuta aiuole rialzate o letti di posa drenanti.

Substrato e pH: la clorosi ferrica e l’acqua dura

Molti oleandri in vaso ingialliscono non per mancanza di ferro, ma perché il ferro c’è ma la pianta non riesce ad assorbirlo. Il responsabile è spesso il pH troppo alto del substrato, dovuto a terricci calcarei o alla costante irrigazione con acque dure. La clorosi ferrica si riconosce perché le foglie giovani diventano giallo-limone mantenendo le nervature verdi, un quadro chiamato clorosi internervale. La soluzione non è inondare di fertilizzanti universali, ma intervenire alla radice. Innanzitutto correggi il mezzo di coltivazione: rinnova il vaso con un substrato leggermente acido e ben drenante. Poi gestisci l’acqua: se l’acqua di rubinetto è molto calcarea, alterna con acqua piovana o demineralizzata o acidifica leggermente l’irrigazione con una puntina di acido citrico, misurando con una cartina tornasole per restare su valori prossimi a pH 6,5. Per un recupero rapido, una somministrazione di ferro chelato in forma EDDHA o DTPA, da distribuire al terreno secondo etichetta, ridà verde in poche settimane; è bene però accompagnarla alla correzione del pH per non ritrovarsi daccapo alla successiva stagione.

Nutrizione mirata: azoto, potassio, magnesio e microelementi

L’oleandro non è particolarmente esigente, ma in vaso vive in un volume di terra limitato e i nutrienti si esauriscono rapidamente. L’azoto sostiene la crescita delle foglie, il potassio regola fioritura e resistenza agli stress, il magnesio alimenta la clorofilla, calcio e microelementi completano il quadro. Una concimazione di fondo in primavera con un concime a lenta cessione bilanciato per piante fiorite, seguito da due o tre richiami leggeri durante la stagione, mantiene il verde intenso senza stimolare vegetazione troppo tenera. Se le foglie più vecchie ingialliscono uniformemente lasciando le giovani sane, una carenza lieve di azoto è plausibile e si risolve con una dose misurata di azoto organico o minerale. Se l’ingiallimento resta confinato tra le nervature delle foglie mature, il sospetto cade sul magnesio; sali di Epsom (solfato di magnesio) disciolti in acqua e versati al terreno, a bassa dose, rimettono in carreggiata. Evita concimi ricchi di cloro, perché l’oleandro, pur tollerando la salsedine, non ama l’accumulo di cloruri in vaso. Ricorda infine che più non è meglio: l’eccesso di sali fertilizzanti brucia le punte, fa seccare i margini e ingiallisce per osmosi inversa.

Parassiti e problemi – Riconoscerli e intervenire

Cocciniglie, afidi e ragnetto rosso sono i tre avversari più comuni. Le cocciniglie, sia a scudetto sia cotonose, succhiano la linfa, indeboliscono la pianta e lasciano melata su cui prolifera la fumaggine nera che opacizza le foglie, facendole ingiallire e cadere. Si individuano osservando bene le nervature e la pagina inferiore delle foglie; in attacchi leggeri si rimuovono manualmente con cotton fioc e alcol o con lavaggi di sapone molle potassico, ripetendo a distanza di una settimana. Afidi su getti giovani deformano le foglioline, che ingialliscono e si accartocciano; anche qui il sapone molle o un getto d’acqua insistito sono spesso sufficienti. Il ragnetto rosso, favorito dall’aria secca e dal caldo, punteggia le foglie di minuscoli punti chiari e le fa ingiallire in modo diffuso; aumentare l’umidità ambientale con nebulizzazioni sulle superfici non in pieno sole e lavaggi periodici della chioma aiuta molto, riservando prodotti specifici solo a infestazioni importanti. Patologie radicali da Phytophthora si manifestano con deperimento generale, foglie giallo-brunastre che pendono senza cadere e rami che seccherellano dall’apice: in questi casi sospendere le irrigazioni, migliorare il drenaggio e impiegare, se consentito, prodotti presidiati anti-oomiceti possono salvare la pianta, ma spesso è necessario rinvasare in substrato asciutto e togliere le parti marce. Su oleandri in piena terra di aree infette va menzionata la grave “oleander leaf scorch”, provocata da batteri xilematici, che causa disseccamenti a chiazze e ingiallimenti asimmetrici con rapida evoluzione; in caso di sospetto rivolgersi a un servizio fitosanitario è fondamentale, perché la gestione è regolamentata.

Oleandro in vaso: criticità specifiche e soluzioni

In contenitore gli sbalzi sono più rapidi. L’acqua evapora e concentra i sali, il pH si sposta con facilità, la temperatura della zolla segue quella dell’aria più di quanto accada in suolo. Per prevenire foglie gialle, usa vasi capienti e traspiranti, preferibilmente in terracotta, con un ottimo drenaggio. Evita sottovasi sempre pieni e non lasciare il vaso su superfici completamente impermeabili che impediscono lo sgrondo. In estate, quando l’evapotraspirazione è elevata, meglio bagnare a fondo la mattina presto e, se necessario, la sera, senza spruzzare acqua sulle foglie sotto sole forte per evitare colpi di calore e macchie. Programma un lavaggio del substrato ogni quattro-sei settimane con abbondante acqua per allontanare sali in eccesso. Se l’oleandro è in vaso piccolo e ingiallisce a fine primavera nonostante concimazioni corrette, probabilmente ha compattato il pane radicale: un rinvaso a fine inverno o a fine estate, con potatura leggera delle radici più circolari e nuovo terriccio, ripristina la capacità di assorbimento.

Freddo, trapianto e altri stress fisiologici

Gelate e colpi di freddo lasciano il segno. L’oleandro tollera temperature prossime a zero per brevi periodi, ma gelate prolungate o venti freddi disidratanti causano ingiallimenti diffusi, marronature e caduta fogliare. In zone interne o del Nord conviene proteggere in inverno con tessuti non tessuti, spostare i vasi in posizioni riparate e ridurre irrigazioni e concimazioni. In primavera, dopo un evento freddo, attendi prima di potare: molte volte i rami apparentemente morti emettono nuovi germogli dalla base o da gemme dormienti. Anche il trapianto o lo spostamento improvviso da ombra a pieno sole può scatenare un ingiallimento transitorio, segno di stress: procedi per gradi per abituare la pianta alla nuova luminosità e sostieni con irrigazioni regolari e un biostimolante blando, evitando concimi forti nelle prime settimane post-trapianto. Un altro fattore poco considerato è la deriva di diserbanti o fitotossici provenienti da trattamenti in giardini vicini: foglie con macchie gialle a contorno netto e deformazioni asimmetriche possono essere il risultato di tracce di erbicidi auxinici; in questo caso l’unico rimedio è attendere, irrigare regolarmente e favorire il ricaccio; gli apporti di azoto non accelerano la disintossicazione e possono peggiorare.

Potatura e igiene: alleati di un verde più sano

La potatura dell’oleandro ha lo scopo di rinnovare la vegetazione e mantenere una forma ariosa. Rami vecchi che fioriscono poco e foglie giallastre possono essere sostituiti con tagli a fine inverno o subito dopo la fioritura principale, stimolando la produzione di getti vigorosi. È importante non potare troppo tardi in autunno, perché il verde tenero unito al freddo invernale si traduce in giallumi e bruciature. La rimozione delle foglie gialle e dei rami secchi migliora l’estetica e riduce inoculi di patogeni, ma va eseguita con strumenti puliti e ben affilati, disinfettati tra una pianta e l’altra. Ricorda che l’oleandro è velenoso in tutte le sue parti: indossa guanti e non bruciare i residui in spazi poco ventilati, smaltendoli secondo le norme locali.

Piano di intervento integrato: dall’osservazione alla cura

Affrontare il problema in modo sistematico riduce tempi e tentativi. Nei primi giorni osserva pattern di ingiallimento, verifica umidità del substrato infilando un dito o usando un misuratore, controlla l’eventuale presenza di cocciniglie o di fumaggine, misura il pH dell’acqua se sospetti clorosi. Correggi immediatamente l’acqua, migliorando il drenaggio o, al contrario, aumentando la regolarità delle irrigazioni se il pane radicale è spesso asciutto. Pianifica un leggero apporto nutritivo equilibrato se la carenza è generale o microelementi specifici se la clorosi è internervale. Rimuovi i parassiti meccanicamente o con sapone molle e ripeti i lavaggi, migliorando l’aerazione della chioma. Valuta il rinvaso se la zolla è compattata. Monitora la risposta per due-tre settimane prima di introdurre altri cambiamenti, perché l’oleandro non reagisce in 24 ore, ma mostra il miglioramento con foglie nuove più verdi e rinnovate fioriture.

Prevenzione a lungo termine e calendario di cura

La prevenzione è la terapia più efficace. All’inizio della primavera controlla il vaso, rinnova i primi cinque centimetri di substrato e distribuisci un concime a lenta cessione specifico. Prepara l’impianto di irrigazione stagionale, preferendo bagnature profonde ma distanziate. Durante l’estate osserva la chioma ogni settimana, pulisci periodicamente con docce leggere per tenere lontani ragnetti e polvere, integra con fertirrigazioni leggere se la fioritura rallenta. A fine estate apporta potassio, riduci l’azoto e rimuovi i rami che hanno fiorito debolmente. In autunno verifica la posizione in vista dell’inverno, proteggi dal vento freddo e riduci drasticamente concimi e acqua. A fine inverno valuta la potatura di rinnovo, elimina le foglie gialle residue e prepara il terreno o il vaso per la ripresa. Un quaderno con appunti su date, prodotti e risposte della pianta ti aiuta a costruire una routine efficace anno dopo anno.

Conclusioni

Le foglie gialle dell’oleandro non sono una sentenza, ma un messaggio. Decifrarlo richiede uno sguardo d’insieme che tenga insieme acqua, luce, nutrizione, suolo, pH, parassiti e stagioni. Intervenire sul sintomo con concimi generici o trattamenti a caso raramente funziona; intervenire sulla causa, invece, produce risultati duraturi. Un substrato ben drenato, irrigazioni intelligenti, un programma nutritivo misurato, la correzione del pH, un’attenzione discreta ai parassiti e una potatura ragionata sono le leve con cui riportare la pianta a un verde pieno e a fioriture abbondanti. L’oleandro è resiliente: anche dopo periodi di sofferenza, se rimetti in ordine le basi, sa ripartire con forza. Con pazienza e metodo, il giallo lascia il posto a un fogliame lucido e a grappoli di fiori, e il vicino di casa tornerà a chiederti come fai a tenerlo così bello.

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Luigi Lanzi è un blogger appassionato di fai da te, hobby, casa e altri argomenti correlati. Con una grande esperienza nel settore, Luigi condivide la sua conoscenza attraverso guide approfondite e articoli informativi pubblicati sul suo blog.

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