Le bacche rosse che tanto amiamo in realtà sono dei falsi frutti, per lo meno dal punto di vista botanico, i frutti veri e propri sono infatti i semini gialli ravvisabili sulla polpa, i cosiddetti acheni, mentre la fragola di per sé non sarebbe nient’altro che un’infiorescenza, il risultato dell’ingrossamento del ricettacolo dei fiori. La fragola (Fragaria vesca) appartiene ad una pianta perenne del genere Fragaria, con foglie trifogliate e fiori di cinque petali bianchi, di provenienza europea, asiatica e americana, e si distingue sostanzialmente in fragole di campo e fragole di bosco. Capostipite del genere sarebbe la fragolina di bosco, piccola e odorosa gemma di bassa montagna, mentre le varietà coltivate a cui siamo abituati oggi sono frutto di una lunga serie di ibridazioni a partire dal XVIII secolo, quando fu messa a coltura la prima varietà in assoluto, precisamente in Francia, grazie ad un ufficiale che ne importò le sementi dal Cile. La maturazione dei frutti avviene in tarda primavera, sebbene la coltivazione sotto serra, di cui l’Italia è tra i massimi fautori, renda disponibili le fragole praticamente per tutto l’anno. Frutto afrodisiaco per antonomasia, cantato da sommi poeti e da sempre avvolto da un’alone di erotismo, la stessa origine della fragola ne proverebbe l’indiscutibile sensualità: leggenda vuole che siano frutto delle copiose lacrime di Venere per la morte del suo Adone, le quali giunte sulla terra si sarebbero trasformate in piccoli cuori rossi. Ecco perché i Romani, che le chiamavano fragrans per il loro ammaliante profumo, usavano cibarsene nei banchetti in onore di Adone (dei quali la sagra delle fragole di Nepi sarebbe una diretta discendente peraltro). Nella storia sacra le ritroviamo più volte citate come dono di Dio, nel Medioevo simboleggiavano la forte tentazione, Shakespeare le definiva cibo per fate mentre alla corte di Versailles se ne faceva un uso smodato, essendone il re Sole estremamente ghiotto e i giardini della reggia colmi. Celebri oggi le fragole di Nemi, nel Lazio, sede della storica sagra nella prima settimana di giugno, e la fragolina di Ribera, in Sicilia, oggi Presìdio Slow Food.
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L’ACQUISTO
Bisogna accertarsi che le fragole siano ben turgide, prive di ammaccature e parti marcite. Il colore deve essere vivo e uniforme, senza macchie, e il picciolo ancora attaccato al frutto. Se le fragole sono di colore rosso scuro dovremo consumarle in fretta, perché già molto mature, quelle con parti bianche o verde chiaro invece saranno ancora acerbe. Il consiglio, come per tutti i prodotti ortofrutticoli, è quello di evitare fragole “gonfiate”, prediligendo quelle piccole, di produzione naturale o biologica, rispettandone quindi anche la stagionalità.
VALORE NUTRITIVO E CONSUMO
Belle, buone ma anche salutari e poco caloriche (27 kcal per 100 gr), le fragole sorprendentemente sono inserite dagli esperti tra i frutti più benefici per l’organismo. Anzitutto sono ricche di vitamina C, l’alleata prima delle naturali difese del corpo umano, e di flavonoidi, i potenti antiossidanti. Hanno proprietà aperitive e toniche, contengono vitamine del gruppo A, B1, B2, e tipologie di zuccheri (fruttosio e saccarosio) ben tollerate anche da persone affette da diabete. L’alto contenuto di potassio poi le rende diuretiche e delle vere nemiche per ritenzione idrica e cellulite. Fanno anche bene al cervello e alla memoria perché contengono acido folico, e sono altresì ricche di fibre e di ferro. Le fragole contengono persino xilitolo, la sostanza che previene la formazione della placca e protegge la salute dei denti.
CONSERVAZIONE E USO
Estremamente delicate e facilmente deperibili, le fragole vanno conservate con molta cura ed attenzione: innanzitutto evitando di lavarle e di staccarne il picciolo se non si intende consumarle subito, e poi cercando di non sovrapporle perché non si ammacchino. Si conservano nello scomparto meno freddo del frigo per tre giorni al massimo. Prima dell’utilizzo è bene lavarle accuratamente, sono frutti che crescono a contatto con il terreno pertanto altamente ricettivi di batteri e pesticidi: senza tenerle troppo in ammollo, sciacquarle ripetutamente sotto l’acqua corrente, aggiungendo magari del limone o del vino bianco. Solo al termine di questa operazione privarle del picciolo. Le fragole generalmente vengono consumate fresche, al naturale o, a piacimento, con zucchero, limone, vino, o panna. Sono molto impiegate altresì nella preparazione di marmellate, confetture, sciroppi, gelati, succhi, dolci di ogni genere, ma anche per esaltare risotti e secondi piatti in agrodolce. In particolare, è il sapore delle fragoline di bosco a ravvivare alcune preparazioni di carne. Oltre alla cucina, è l’industria cosmetica a beneficiare delle piccole gioie rosse: impacchi nutrienti e rassodanti, maschere anticouperose, antirughe e astringenti per pelli grasse i prodotti più in voga. Le fragole schiacciate sono per di più un valido rimedio per scottature solari ed herpes.
Risotto alle fragole
Ingredienti per 4 persone
400 g di riso fino
4 vaschettine di fragole mature
200 g di burro
1 cipolla bianca
1 l circa di brodo vegetale
2 bicchieri di vino bianco
1 bicchiere di panna da montare
Sale
Lavare le fragole e tagliarle a pezzettoni, porle quindi in una bacinella con un bicchiere di vino e lasciarle macerare in frigo per qualche ora. Soffriggere la cipolla tagliata finemente con il burro, aggiungere il riso rosolandolo a fiamma alta, versare un bicchiere di vino bianco e lasciarlo evaporare. Coprire il riso col brodo e aggiungere man mano che evapora il vino delle fragole. A cottura quasi ultimata unire le fragole e la panna montata mescolando delicatamente.