Assai odorosi in fase di maturazione, succosi e ricchissimi di semi, i meloni si distinguono prevalentemente in invernali ed estivi. Le peculiarità dei primi sono ravvisabili nella buccia sottile e liscia, nel colore bianco o verdognolo della polpa e nel tipico gusto dolciastro; tra questi il Purceddu d’Alcamo (Presidio Slow Food), il Gigante di Napoli, il Piel de Sapo, il Melone di Malta e il Morettino ovale. I meloni estivi, tutti caratterizzati da polpa giallo-aranciata e disponibili da luglio a settembre, si distinguono a loro volta in meloni retati, a buccia sottile reticolata e di facile deperibilità, e meloni cantalupo, con buccia più spessa e generalmente di maggiore conservabilità. Coltivata sin dal Rinascimento nell’Agro laziale, quest’ultima tipologia deve il suo nome al castello pontificio di Cantalupo, residenza estiva dei papi situata presso Roma, dove fu introdotta da missionari asiatici proprio nel XV secolo. Numerose le sottovarietà di entrambe le specie, tra le quali ricordiamo il Melone di Sermide e di Viadana, il Melone Ananasso, il Cantalupo Comune e quello Prescott, e il Retato degli Ortolani. Terre vocate alla coltivazione del melone sono in Italia la Sicilia e la Lombardia (il mantovano in particolar modo), mentre a livello planetario il 60 % della produzione totale proviene dal continente asiatico (con la Cina in testa). “Mellone” riporta il Vocabolario degli Accademici della Crusca come definizione di ‘uomo sciocco’, ‘di grossolano ingegno’, il che ha portato il povero frutto ad essere associato in passato alla stoltezza (“mellonaggine” stava per sciocchezza), probabilmente per il suo essere insipido. Strano sì, se non si tiene conto del fatto che nell’antichità il suo gusto non risultava essere certo quello attuale, così zuccherino e gustoso, non a caso si usava servirlo in insalata condito con pepe e aceto! Originario secondo alcuni dell’India, secondo altri dell’antica Persia o ancora dell’Africa, il frutto del melone era di certo coltivato già dagli antichi Egizi, esportato poi nel V secolo a.C. in tutto il bacino del Mediterraneo e giunto in Italia in età cristiana, come documentato da Plinio il Vecchio nel Naturalis Historia (I secolo d.C.). Considerato per secoli una verdura, amato da molti, bistrattato da altrettanti altri a causa di presunti effetti nocivi, è celebre la passione che ne nutriva lo scrittore Alexandre Dumas il quale consigliava di consumarlo con pepe e sale, bevendoci sopra mezzo bicchiere di Madera o, meglio, di Marsala. È storia oramai che il bizzarro Dumas, supplicato perché inviasse qualche opera personale presso la biblioteca francese di Cavaillon (territorio pontificio che da Cantalupo aveva importato la coltivazione di meloni), arrivò persino a barattare i 400 volumi delle sue opere con una fornitura vitalizia di meloni locali.
Indice
L’ACQUISTO
Il profumo è il principale indicatore della qualità di un melone. È importante altresì che il frutto si presenti al tatto sodo ma non troppo duro, preferibilmente con le due estremità più morbide.
VALORE NUTRITIVO E CONSUMO
La succulenta e vivace polpa del melone è un vero concentrato di nutrienti: anzitutto vitamina A, nota alleata della pelle e della rigenerazione cellulare, stimolatrice delle difese immunitarie e antagonista delle infezioni. Come per tutta la frutta di colore arancione, questa vitamina si manifesta tramite i classici pigmenti della polpa contenenti beta-carotene, potente antiossidante e amico degli occhi. La ricchezza poi di vitamina C, vitamina B, sali minerali e zuccheri concentrati lo rende un integratore naturale per accumulare energie e difendersi dalla calura estiva. Con le sue 47 kcal per 100 g e un contenuto d’acqua di circa il 90 % il melone, al contrario di quanto si credeva in passato, rivela di essere tutt’altro che sconsigliato nelle diete dimagranti e in soggetti affetti da diabete, consigliato inoltre come dissetante e leggero diuretico. Anche gli anemici possono trarne giovamento: buono ne è, infatti ,il contenuto di ferro. L’unica controindicazione sta nella difficile digeribilità, ma per ovviare a questo inconveniente basta non associarne il consumo a quello di molti altri liquidi (essendo già di per sé altamente acquoso).
CONSERVAZIONE E USO
Il melone non andrebbe conservato al di sotto dei 5°C, dunque in frigo; ove ciò non fosse possibile, è importante almeno riporlo in un contenitore adeguato, perché gli altri alimenti non siano intaccati dal suo forte profumo. Naturalmente, è consigliabile riportarlo a temperatura ambiente almeno un’ora prima del consumo. Per mondarlo, basta passarlo sotto l’acqua corrente e poi inciderlo con la lama del coltello seguendo le naturali linee di demarcazione presenti sulla buccia, e alla fine toglierne i semi con un cucchiaio. Il melone si consuma generalmente fresco, da solo oppure ridotto in macedonie di frutta, nei dolci, nelle confetture o gelati. È, inoltre, spesso abbinato al prosciutto crudo come antipasto estivo, al vino Porto oppure inserito in gustose insalate.
Insalata di melone, pinoli e spinaci
Ingredienti per 4 persone
1 melone
400 g di spinaci teneri
prosciutto crudo a fette q.b.
2 cucchiai di pinoli
succo di limone
olio extravergine d’oliva
sale
pepe
Fare tostare leggermente i pinoli in un tegame antiaderente. Lavare accuratamente gli spinaci, tamponarli con carta assorbente e raccoglierli in un’insalatiera insieme ai pinoli tostati; condire con olio, sale, pepe e poco succo di limone, quindi mescolare. Distribuire sopra il melone tagliato a dadini e il prosciutto a striscioline. Servire.